Passa ai contenuti principali

....i vostri commenti su Agave e Berenice....





















Commenti

Post popolari in questo blog

MANIFESTO PROGRAMMATICO

MANIFESTO PROGRAMMATICO DI FITZCARRALDO TEATRO Tutto è stato scritto, detto, letto, recitato, visto, raccontato e commentato. Il teatro ha margini di libertà, creatività e movimento solo entro confini nuovi. Il teatro non pu ò (aldilà del denaro impiegato) raggiungere l’irreale, l’invisibile, l’astratto della pittura o del cinema. Per questo il nostro teatro è quello “mai visto”, quello che lo spettatore crea da solo, immaginandolo, evocandolo attraverso i ricordi e le suggestioni, la riscoperta dei propri sensi e l'associazione di immagini e suoni; stimoli silenziosi e impercettibili che il contesto, creato dalla regia e dagli attori, fornisce. Come ciechi, i nostri spettatori vedono e vivono il loro personale teatro, riappropiandosi della propria identità di fruitori dell’arte, la quale, per definizione, rende visibile ci ò che non lo è. L’ ultima frontiera della libertà è l’onirico, il recupero e le nuove associazioni dei ricordi; è in questo territorio che ci m...

TRILOGIA

Agave è andato, anzi sta andando. Ma il fiore che ha generato è duplice. Agave è, così, il primo di tre spettacoli centrati sulla (ri)scoperta dei nostri sensi. Da Gennaio 2012 dovrebbe essere pronto (speriamo) il nostro secondo lavoro su queste tematiche. I commenti del pubblico che ci ha seguito sono molto incoraggianti, sono le gambe e l'energia che utilizziamo per non cedere e per continuare ad andare avanti, con il nostro entusiasmo, con la nostra curiosità, con la nostra "disperata vitalità". Ci stanno invitando da molte città, vogliamo rispondere a tutte, vogliamo esserci in tutte, ma tempo e risorse economiche sono due costanti che segnano la nostra attività: entrambe ci mancano! Ma noi continuiamo a crederci e faremo di tutto per esaudire le richieste al più presto, anche perchè questo nomadismo teatrale ci piace da pazzi!

Berenice: Capitolo Primo

Berenice ha capito che la vita è un puzzle. Complicato, se lo vedi nel suo insieme, con i suoi tanti, tantissimi tasselli, fino a sembrarti troppo difficile da affrontare, da risolvere, ma se ti fermi, se non ti fai ingannare dalla visione olistica della tua esistenza, allora la vedi. La soluzione è lì, proprio dentro alla paura. Proprio nel dubbio, nell’attesa. Uno alla volta, con pazienza, senza fretta. Hai una scatola di pezzi, guardali. Viste singolarmente, queste porzioni di vita non fanno paura, anzi sono così fragili, così insignificanti nella loro solitudine. Hanno un disperato bisogno del pezzo accanto, dell’altro, del vicino, del proprio simile, per avere un senso, per avere una direzione, un significato. Ognuno differente dall’altro, ogni pezzo con le proprie caratteristiche, con il proprio disegno stampato sulla schiena, con il proprio destino legato, incastrato all’altro. Nell’attesa dell’altro. L’altro, sì differente, ma nello stesso tempo così simile e con la stessa fina...