Berenice ha capito che la vita è un puzzle. Complicato, se lo vedi nel suo insieme, con i suoi tanti, tantissimi tasselli, fino a sembrarti troppo difficile da affrontare, da risolvere, ma se ti fermi, se non ti fai ingannare dalla visione olistica della tua esistenza, allora la vedi. La soluzione è lì, proprio dentro alla paura. Proprio nel dubbio, nell’attesa.
Uno alla volta, con pazienza, senza fretta. Hai una scatola di pezzi, guardali. Viste singolarmente, queste porzioni di vita non fanno paura, anzi sono così fragili, così insignificanti nella loro solitudine. Hanno un disperato bisogno del pezzo accanto, dell’altro, del vicino, del proprio simile, per avere un senso, per avere una direzione, un significato. Ognuno differente dall’altro, ogni pezzo con le proprie caratteristiche, con il proprio disegno stampato sulla schiena, con il proprio destino legato, incastrato all’altro. Nell’attesa dell’altro. L’altro, sì differente, ma nello stesso tempo così simile e con la stessa finalità.
I dettagli…, i dettagli raccontano una vita, ne urlano l’unicità momentanea, ne cantano la disperata vitalità. Rendono più comprensibile un percorso, più umano e sereno il cammino. La fretta ignora i dettagli e con essi la vita. Potrai ben dire di aver vissuto, ma se nella vita hai solo corso dietro a qualcosa o qualcuno, sei solo arrivato prima alla fine della strada. Il che spesso equivale alla fine del gioco. Il tempo non esiste, è un’ invenzione dell’uomo, puoi rallentarlo o accelerarlo e il viaggio di andata sarà sempre più lungo di quello del ritorno. Lentezza o velocità: scegli tu, non le voci attorno a te.
Pezzo dopo pezzo, sfumatura dopo sfumatura, tutto appare più semplice, il quadro è quasi completo.
Berenice ora sa. Berenice non ha più bisogno di ciocche da lanciare in cielo, né di stelle da battezzare.
Berenice ora guarda dalla finestra soddisfatta, appagata, fiera. La vita ora è definitivamente e perfettamente rotonda e blu.
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