Non c’è niente da fare. Succede ogni volta. Smontare le
scene, “eliminare le tracce” del nostro passaggio è una crudeltà che non riesco
ad accettare. Mai. Prima o poi verrà il callo anche nel luogo da dove nasce la
nostalgia. Spero più tardi possibile, però. Che in fondo anche la nostalgia è
un’emozione e quindi andrebbe preservata.
Il Teatro Patologico è davvero un posto incredibile, ti
mette a tuo agio ed è pieno di energie buone che trasudano da ogni singola
venatura del legno chiaro con cui è fatto. Tornarci è stato meraviglioso,
rimanere solo due giorni l’unico rimorso. Un grazie particolare e sentito a
tutte le persone che ci sono venute a trovare, che hanno abitato per un po’ con
noi, nel nostro rifugio per le anime frettolose e ferite dei tempi moderni,
tutte prese dalla fretta, dall’agire “senza senso”, senza sentimento, per
consuetudine. Esiste un luogo dove la vista può riposare e può lasciare libera
la fantasia, dove il tempo può fermarsi e assumere contorni diversi, più
personali, intimi e dunque essenziali. Esiste un luogo dove i pregiudizi si
sbriciolano, più o meno lentamente, ma lo fanno; un luogo dove le paure, indotte da chi ci vorrebbe consumatori servili
e acritici, sfumano inesorabilmente, lasciando che lo stupore, per una bellezza che ancora esiste, spiani la
strada ad una sana fiducia verso il prossimo, diverso e sconosciuto che sia .
Esiste un luogo dove poter ascoltare il proprio corpo e le sue enormi
potenzialità. Questo luogo è “Agave”. Non so se è un luogo solitario, ma so che
Agave lo è, ed è la gente, in sette anni di allestimenti, e in più di trenta
città diverse (Parigi e Berlino comprese), a dircelo, a volercelo dire con
tutto il calore di chi è stato bene grazie al nostro percorso. E questo ci
riempie di orgoglio e ci dà la voglia di continuare, nonostante tutto.
Ma non posso non ringraziare pubblicamente chi, per la prima
volta, ha collaborato con noi, aiutandoci a rendere speciale questo nostro
ultimo allestimento romano: Viola, per
la pazienza, la precisione, la dedizione e la disponibilità; Michela e Matteo,
per aver vinto le perplessità e aver regalato momenti meravigliosi semplicemente
lasciandoli uscire dalle loro mani, il vostro coraggio è stato apprezzato e
stimato e la vostra musica è stata preziosa. Claudio, perché la tua emozione,
semplice ed esplosiva, è un balsamo per i momenti più difficili; Isabel, per la
generosità e lo spirito di iniziativa; Bea e Miriam perché siete state un
miraggio inaspettato proprio nel momento in cui avevamo bisogno d’aiuto, a
tutte e tre, sinceramente: Grazie; Chiara, per esserci voluta essere a tutti i
costi, anche se per poco. Dario, che combatte da una vita contro l’indifferenza
e la diffidenza e che continua a creare momenti dove vincere questi limiti.
Ed infine un Grazie non meno sentito anche a tutti gli altri
che con me sono stati oltre la benda, silenziosi e indispensabili, come sempre.
A presto,
FitzCarraldoTeatro
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