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BICE

NOTE DI REGIA


"Non si può rimproverare al romanzo di essere affascinato dai misteriosi incontri di coincidenze...,
ma si può a ragione rimproverare all'uomo di essere indifferente davanti a simili coincidenze della vita di ogni giorno,
e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza".
(M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere)



Berenice.

Capitolo secondo.

Dove troviamo figure femminili descritte nei loro dubbi, nelle loro debolezze, nelle loro difficoltà, nelle incertezze, nella sensazione di solitudine e di precarietà che sono caratteristiche della nostra epoca, ma anche nella fierezza di una scelta presa e vissuta completamente e con coraggio. Di fronte alla possibilità concreta di cambiare la propria vita, non sempre si trova la forza di fare la propria scelta. E allora il presente , il passato e il futuro scorrono nella mente in un alternarsi incessante, una matassa di ricordi e di emozioni fatte parola e soffiate via come coriandoli di storie da raccogliere e incollare. Ma una storia privata non è mai privata delle sue radici comuni a tutti, ed è così che le figure diventano un’unica forma, un’unica vita “fatta a pezzi” e sparsa nella sala. A chi attraversa il nostro sentiero il compito di trovare il filo logico con cui ricucire la trama, il vestito di Berenice, fatto da frammenti di tessuto di vita; al viaggiatore la libertà di trovare e sistemare le fotografie che sono scivolate fuori dall’album dei ricordi.
Berenice ha capito che la vita è un puzzle. Complicato, se lo vedi nel suo insieme, con i suoi tanti, tantissimi tasselli, fino a sembrarti troppo difficile da affrontare, da risolvere, ma se ti fermi, se non ti fai ingannare dalla visione olistica della tua esistenza, allora la vedi. La soluzione è lì, proprio dentro alla paura. Proprio nel dubbio, nell’attesa.
Uno alla volta, con pazienza, senza fretta. Hai una scatola di pezzi, guardali. Viste singolarmente, queste porzioni di vita non fanno paura, anzi sono così fragili, così insignificanti nella loro solitudine. Hanno un disperato bisogno del pezzo accanto, dell’altro, del vicino, del proprio simile, per avere un senso, per avere una direzione, un significato. Ognuno differente dall’altro, ogni pezzo con le proprie caratteristiche, con il proprio disegno stampato sulla schiena, con il proprio destino legato, incastrato all’altro. Nell’attesa dell’altro. L’altro, sì differente, ma nello stesso tempo così simile e con le stesse finalità.
I dettagli…, i dettagli raccontano una vita, ne urlano l’unicità momentanea, ne cantano la disperata vitalità. Rendono più comprensibile un percorso, più umano e sereno il cammino. La fretta ignora i dettagli e con essi la vita. Potrai ben dire di aver vissuto, ma se nella vita hai solo corso dietro a qualcosa o qualcuno, sei solo arrivato prima alla fine della strada. Il che spesso equivale alla fine del gioco. Il tempo non esiste, è un’ invenzione dell’uomo, puoi rallentarlo o accelerarlo e il viaggio di andata sarà sempre più lungo di quello del ritorno. Lentezza o velocità: scegli tu, non le voci attorno a te.
Pezzo dopo pezzo, sfumatura dopo sfumatura, tutto appare più semplice, il quadro è quasi completo. Berenice ora sa. Berenice non ha più bisogno di ciocche da lanciare in cielo, né di stelle da battezzare. Berenice ora guarda dalla finestra soddisfatta, appagata, fiera.
La vita ora è definitivamente e perfettamente rotonda e blu.
Marco Florio

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