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Agave, Berenice e Cecilia e lo specchio ingannevole

Chi ha visto il film di Herzog, da cui prendiamo apertamente il nostro nome, sa di cosa scriverò. Chi non l'ha visto dovrebbe vederlo, almeno secondo me. Non per capire le righe che seguiranno, ma proprio perchè è un gran bel film, una storia unica e al limite.
Stiamo scalando una montagna per portare dall'altra parte della cima la nostra nave, i nostri lavori, le nostre fatiche, il nostro modo di concepire e vivere il teatro. La nostra montagna non è sulle Ande, ma non per questo è meno ripida e insidiosa, è una montagna creata da stratificazioni di pregiudizi, indifferenza e diffidenza, una massa in continua crescita, alimentata dal contesto socio-economico che stiamo vivendo, che invita alla chiusura piuttosto che all'apertura. Stiamo salendo su per questa montagna anche grazie all'aiuto di quelle persone che alla crescita di quella montagna non vogliono contribuire, persone come Elena; Carolina; i ragazzi dell'Anfiteatro della Martesana; Alessandro, di Palazzo Granaio; Federica; Ilaria e tutti coloro che ci chiedono di non mollare, di resistere e andare avanti, anche quando il  "davanti" sembra una landa  deserta ed isolata. Potevamo prendere strade più agevoli e comunemente utilizzate, potevamo prendere il mare e navigare pagando l'ormeggio, ma siamo oramai convinti di avere una sola vita e vorremmo poter dire a noi stessi che ce la siamo meritata.
Ci stiamo organizzando per tornare a Milano; Settimo Milanese; Cologno Monzese; Ivrea; Torino; Pordenone; Trieste; Bologna e Parma.....ma riceviamo volentieri altri inviti.
Berenice e Cecilia, anche loro, sono in arrivo.

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